La passione del fai da te è molto diffusa e io stesso ne sono vittima, tanto da cimentarmi spesso in riparazioni di vario genere, salvo poi, come tanti, rimanere con un lavello mezzo smontato tra le mani e dover fare ricorso ad un professionista per venirne fuori. Un tacito accordo tra maschi prevede che la storiella di un cugino immaginario che a tutti i costi si è voluto cimentare nella riparazione incompiuta non venga contestata pubblicamente dal riparatore. Quando quindi ho visto questo video, che nell’ambiente odontoiatrico è diventato virale e ha suscitato accesi e sdegnati dibattiti, ho provato sensazioni contrastanti.
Naturalmente ho provato un brivido lungo la schiena pensando ai danni che una seppur amorevole madre potrebbe provocare nella bocca di un bambino con un trapano del genere, impugnato per giunta come un ferro da stiro. Per un attimo ho anche temuto di trovare presto il video di lancio del kit fai da te da appendicectomia. Ho provato però anche una strana sensazione di solidarietà nei confronti di chi si lancerebbe senza nessuna competenza in una attività tanto delicata e dalle possibili gravi conseguenze. Naturalmente nella mia vita professionale mi è capitato di vedere intraprendere spesso iniziative alquanto discutibili da parte dei pazienti: dal tentativo di incollare con l’Attack denti alle dentiere, all’utilizzo di tamponi a base di grappa per il mal di denti, passando dall’incollaggio di un ponte che si era decementato con resina bicomponente presa in ferramenta.
Ma questo è veramente troppo
Nel 2013 inseguire un figlio con pantofola o cucchiaio di legno è penalmente rilevante e socialmente biasimevole. Oh tempora, oh mores… 😉
Dici?! se è così ti prego di ricordarmelo quando avrò un figlio