Ieri è stata annunciata la scomparsa del Prof. Per-Ingvar Brånemark, considerato a ragione il padre dell’implantologia moderna. Il Prof. Brånemark, di nazionalità svedese, scoprì per caso il fenomeno dell’osteointegrazione, cioè l’intima unione tra osso e un impianto artificiale. Le grandi scoperte avvenute per caso in realtà non avvengono mai per caso. Non sono un colpo di fortuna che poteva capitare a chiunque. Se una male cade in testa ad una persona qualsiasi è molto probabile che generi al massimo una imprecazione, ma se la cosa succede ad uno dei più grande geni della storia, può far scattare la scintilla che porta alla elaborazione di uno dei principi più importante della fisica. Allo stesso modo trovare qualcosa di ammuffito in frigo fa al massimo riempire prima il cestino della spazzatura, ma per fortuna dell’umanità successe a Fleming che scoprì la penicillina. Il Prof. Brånemark non era un dentista, ma stava studiando il microcircolo usando delle microcamere in titanio inserite nelle tibie di alcuni coniglio quando fece la scoperta che cambiò la storia della odontoiatria. Quando cercò di rimuovere le microcamere si rese conto che si era creato un imtimo contatto tra osso e titanio e che era praticamente impossibile staccare il titanio dall’osso. Intuì quindi che il titanio, se opportunamente trattato e decontaminato, non solo era biocompatibile, ma poteva integrarsi totalmente con l’osso, o meglio l’osso era in grado di creare un intimo contatto con il titanio. Era il 1952. Nel 1965 trattò il suo primo paziente, Gösta Larsson, nato con una malformazione alla mandibola, che grazie all’inserimento di quattro impianti e di una protesi fissa riuscì per la prima volta a mangiare e parlare normalmente. Quando Il sig. Larsson scomparve nel 2006, dopo oltre quaranta anni, gli impianti inseriti da Brånemark erano ancora in funzione. Da allora più di dieci milioni di pazienti sono stati trattati e la sua scoperta ha rivoluzionato anche altre discipline della medicina, come la chirurgia ortopedica e la chirurgia plastica.
Ho avuto l’onore di incontrare il Prof. Brånemark a Siena nel 2005, dove venne a tenere una lectio magistralis su invito del Prof. Piero Balleri, direttore del Master in Implantologia che avevo portato a termine l’anno precedente. Non so cosa proverebbe oggi un regista nello stringere la mano ai fratelli Lumière, o un appassionato di computer nello stringere la mano a Steve Jobs, ma penso debba essere qualcosa di simile alla sensazione che ho provato io nello stringere la mano a Per-Ingvar Brånemark.
A me risulta che autori italiani abbiano ben prima di lui utilizzato
impianti in titanio. … ma è una vecchia polemica .
Marco bellina
Inviato da Tablet
Salve,
non mi sembra di aver scritto che fu il primo ad utilizzare il titanio.